Dal nuovo disegno di legge (DDL S.993) sulla cerca, raccolta e coltivazione dei tartufi destinati al commercio, nascono numerose controversie. Questo perché, secondo l’Associazione Nazionale Tartufai Italiani, questo nuovo DDL è stato sviluppato da persone non sufficientemente competenti in materia di tartufi e rischierebbe di rovinare il lavoro svolto finora per tutelare la salute del tuber e del commercio legato a esso.

I nuovi limiti di raccolta

Il periodo invernale è sempre una grande festa per il mondo del tartufo, perché in questo periodo sono disponibili per la cerca e la raccolta, la maggior parte delle varietà di tartufo commestibili. Ma, se il 2019 ci ha salutati con una diminuzione generale dei prezzi, il 2020 entra in picchiata con la possibilità che venga approvato un nuovo disegno di legge dalle conseguenze poco piacevoli per gli amanti del tuber nazionale.

Massimo 100 g di tartufo bianco al giorno. Sì, soltanto 100 g al giorno per il tartufo bianco pregiato e un limite massimo di 300 g al giorno per tutti gli altri tartufi. Sarebbero queste le nuove quantità massime stabilite dal governo e, secondo la maggior parte delle persone coinvolte in materia, queste norme rischierebbero di rovinare non solo il ciclo economico di tutti gli amanti del tartufo, ma anche la natura stessa del fungo, poiché ci sono una serie di controversie che rischiano di far vacillare la sua natura delicata.

Tartufo bianco

Le controversie legate al disegno di legge

Secondo quanto scritto dall’Associazione Nazionale Tartufai Italiani, tutto il lavoro di partecipazione alle sedute del tavolo di filiera nazionale verrebbe reso completamente inutile. Questo perché chi ha stabilito il nuovo DDL ha ignorato completamente il lavoro congiunto di tartufai ed esperti scientifici; tesi comprovata dall’elevato numero di inesattezze all’interno del testo di legge:

  • Il tartufo viene confuso con un vegetale chiamato corpo fruttifero, quando in realtà fa parte del regno dei funghi.
  • Si fa confusione tra tartufaia naturale controllata e tartufaia coltivata.
  • Nell’Osservatorio scientifico permanente - previsto nel DDL - si escludono le associazioni nazionali
    dei tartufai.
  • Non vengono posti limiti di superfice e durata alle tartufaie naturali controllate, penalizzando la libera cerca.
  • Viene esclusa la cerca del tartufo in prossimità dei corsi d’acqua.
  • Sia nelle tartufaie naturali controllate, sia in quelle nelle coltivate, non si applica il calendario di raccolta, lasciando larga parte del territorio alla raccolta selvaggia.
  • I proprietari terrieri vengono lasciati liberi di cavare tartufi senza restrizioni, senza rispettare il calendario di raccolta e le norme di cerca.
  • Viene aperto il mercato del tartufo a specie estere (previa sterilizzazione a caldo) favorendo la diffusione del tartufo cinese e di eventuali contraffazioni del prodotto italiano.
  • Per chi esce dalla propria regione di appartenenza si impone il pagamento di una tassa di 100 € per la cava nella propria regione e altri 100 € se si esce dalla propria regione, ignorando la cultura nomade del tartufaio e penalizzando i meno abbienti.
  • I singoli comuni saranno liberi di vietare ai non residenti la cerca del tartufo, trasformando il proprio territorio in tartufaie naturali controllate.

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