Grazie alle sue inconfondibili proprietà organolettiche, il tartufo è stato in grado di stupire e affascinare la cultura culinaria di quasi tutte le zone geografiche abitate sul nostro pianeta.
Ma è in Italia che ha trovato l’origine del suo diffuso utilizzo in cucina, oltre che del suo nome di battesimo.
Ed è proprio nel Bel Paese che trova l’ambiente più adatto per la sua coltivazione.

È possibile coltivare il tartufo?

Il tartufo è un fungo che si sviluppa spontaneamente sottoterra, è davvero possibile coltivarlo?
Sì, è possibile coltivare il tartufo e, contrariamente a quanto si possa pensare, non è un’impresa dettata dalla fortuna; grazie alle moderne tecniche agricole e all’esperienza dei coltivatori è possibile aumentare considerevolmente le garanzie di produzione.
La tartuficoltura è certamente una delle coltivazioni più difficili ed è un investimento a lungo termine (i primi tartufi possono comparire anche dopo diversi anni), ma è un’impresa che può dare grandi soddisfazioni.

Come avviare una tartufaia

Iniziare una tartufaia è un compito che può riservare delle evidenti difficoltà, dalla ricerca del terreno alla scelta delle piante; per avviare una coltivazione di successo, e aumentare la quantità di produzione, è necessario valutare ogni elemento con la dovuta attenzione.

Tartuficoltura: la scelta del terreno

Prima di tutto è necessario fare un’analisi preliminare per la scelta del terreno; bisogna prediligere le zone limitrofe a boschi o terreni dove si possono trovare tartufi cresciuti in maniera spontanea. Questo perché la terra dove il tartufo ha già trovato un ambiente fertile per il suo sviluppo possiede naturalmente le caratteristiche favorevoli alla sua coltivazione.

Inoltre, ogni tipo di tartufo predilige un certo tipo di terreno e si sviluppa in simbiosi solo con determinate piante, ecco perché a seconda degli obiettivi di produzione è importante condurre gli studi adeguati. Successivamente all’esito positivo dell’analisi pedologica, che individua la composizione del suolo, si passerà alla lavorazione del terreno, eliminando con cautela le piante presenti senza danneggiare l’ecosistema.

Tartuficoltura: la scelta della pianta simbionte

I tartufi si formeranno su opportuni alberi simbionti, che dovranno essere scelti a seconda del tipo di terreno e del tipo di tartufo che si vuole ottenere. Le piante simbionti, infatti, sono l’elemento più importante per un corretto sviluppo dei tartufi. 

Il tartufo bianco pregiato, per esempio, vive in simbiosi con piante come querce, tigli, pioppo o salici, e trova favorevole un ambiente umido e ventilato. Le piante selezionate dovranno poi essere micorizzate preventivamente e inserite con cura nel terreno. Nel caso in cui si volessero ottenere dei buoni risultati col bianco pregiato, sarebbe necessario disporre un sesto d’impianto più fitto rispetto a come accade in una tartufaia di nero pregiato.

Tartuficoltura: tecniche d’impianto e cure colturali

La densità del sesto d’impianto, le tecniche da utilizzare e il periodo di messa a dimora sono tutte scelte importanti che possono influenzare notevolmente la formazione dei pianelli e la qualità della produzione. I pianelli sono una particolare zona priva di vegetazione più o meno visibile intorno alla pianta simbionte. Questo fenomeno è tipico di molte specie di tartufo come conseguenza delle sostanze tossiche prodotte dal fungo, e dalla posa alla formazione del pianello posso passare anche 6/7 anni a seconda della qualità delle piante micorizzate e della cura del tartuficoltore.

Esistono diverse scuole di pensiero riguardo alle tecniche di posa e alle conseguenti cure colturali. Alcuni tartuficoltori, per esempio, arano il terreno utilizzando mezzi meccanici, altri invece ricorrono all’impianto a buche per evitare di costipare la terra. La scelta del periodo di posa sarà influenzata sia dal tipo di tartufo che dalla tecnica d’impianto.

La mano esperta del tartuficoltore

La tartuficoltura è un tipo di coltivazione molto complesso e necessita della mano esperta del tartuficoltore. Ogni scelta può influenzare notevolmente la quantità di produzione, oltre che anticipare o ritardare la formazione dei pianelli.

Gli studi preliminari sul terreno e la qualità delle piante simbionti da sole non bastano per avviare una tartufaia di successo. Sono necessarie le attenzioni di una persona esperta che, anno dopo anno, possa dare il suo contributo curando e fertilizzando correttamente il terreno. Inoltre, è bene ricordarsi che per la ricerca del tartufo è obbligatorio l’ausilio di un buon cane addestrato che, insieme al tartuficoltore, rappresenta la chiave per una buona stagione di raccolta.