Sì, il tartufo bianco può essere coltivato, ma è ancora poco conveniente: i lunghissimi tempi di sviluppo, la difficoltà di ricreare l’ambiente adatto e l’incertezza di raccolta sono motivi sufficienti a frenare l’entusiasmo dei tartuficoltori, che preferiscono coltivare altre specie di tartufo, in grado di dare risultati molto più soddisfacenti.

La tartuficoltura è una realtà consolidata

Parte del fascino del tartufo è sicuramente quell’aura di mistero che avvolge la lunga tradizione dei cercatori che, insieme ai loro fedeli amici a 4 zampe, esplorano i boschi per scoprire dove si cela la preziosa trifola. Ma il mercato del tartufo non si lascia affascinare facilmente; la richiesta di tartufo è sempre più alta e la possibilità di coltivarlo è sufficientemente allettante per incentivare diversi agricoltori e investitori in costosi esperimenti a lungo termine.

La tartuficoltura, ormai, è una realtà consolidata. Sono diverse le specie di tartufo che si possono coltivare con un discreto successo e sono sempre di più le persone disposte a intraprendere la strada dei tartuficoltori. Ma ne vale davvero la pena? Sembrerebbe di sì; per una spesa relativamente bassa (si parla di qualche migliaio di euro variabili, a seconda delle condizioni iniziali del terreno) si può avviare un impianto tartufigeno di buona qualità.

L’ostacolo più evidente, però, è il tempo. La tartufaia comincerà a produrre esemplari soddisfacenti di tartufo circa 6/7 anni dopo la messa in posa, e questi sono i tempi delle specie più semplici da coltivare, ovvero il tartufo bianchetto, il tartufo scorzone e, seppur in maniera minore, il tartufo nero pregiato. Per coltivare il tartufo bianco, purtroppo, i tempi d’attesa sono molto più lunghi (si parla addirittura di 10/15 anni) e i risultati incerti; il tartufo bianco, quindi, rimane ancora un dono spontaneo della terra, reso ancora più prezioso dalle difficoltà della ricerca.

Cani cercano tartufi

Come si realizza una tartufaia

Per realizzare una tartufaia di successo serve condurre una minuziosa ricerca sul terreno ideale che, molto spesso, si trova nelle vicinanze di una tartufaia naturale, poiché è proprio in quelle zone che il tartufo ha già trovato il terreno più adatto per il suo sviluppo spontaneo. In generale, un buon terreno per tartufi:

  • è calcareo,
  • ha un pH compreso tra 7 e 8,
  • è ben areato,
  • è privo di ristagni idrici.

Un altro fattore importante per la tartuficoltura è la condizione del terreno, oltre alla sua capacità di essere lavorato, perché non è facile trovare immediatamente l’ambiente idoneo allo sviluppo del tartufo, ma possono essere necessari dei lavori di adattamento. Il tartufo bianco, per esempio, predilige terreni freschi e ombrosi, come quelli vicino alle rive dei fiumi e i fondivalle; ricreare le stesse condizioni è particolarmente complicato.

Per avviare una tartufaia, serve acquistare delle piante simbionti di qualità, correttamente micorrizate e disposte sapientemente nel terreno. Le operazioni principali per l’avvio di una tartufaia sono:

  • analisi delle condizioni chimiche del terreno,
  • studio preliminare sulla fattibilità della tartufaia,
  • progettazione dei sesti d’impianto,
  • scelta delle piante simbionti micorrizate (ed eventuali piante comari),
  • preparazione del terreno,
  • messa a dimora,
  • mantenimento e irrigazione.

Da non dimenticare, inoltre, quanto siano importanti le cure costanti di una mano esperta; se il progetto e la messa a dimora sono state compiute adeguatamente, con la presenza di un buon coltivatore (e anche un po’ di fortuna) è possibile vedere i primi risultati in 6/7 anni di attività. Anche se, purtroppo, l’attesa per la coltivazione del tartufo bianco rischia di essere doppiamente lunga.

Bosco

Quindi, il tartufo bianco si può coltivare?

Durante gli anni ’80 sono state avviate numerose tartufaie di tartufo bianco e, purtroppo, i risultati non sono stati soddisfacenti, nonostante una piccola porzione di questi esperimenti di coltivazione siano andati a buon fine e producano tartufi ancora oggi. Ma vale davvero la pena tentare di coltivare il tartufo bianco? Molto poco, secondo la maggior parte dei coltivatori; gli ingenti investimenti per ricreare perfettamente le condizioni ideali per lo sviluppo del tartufo bianco e la ricerca di piante micorrizate di buona qualità richiedono un grande sforzo economico, i tempi di attesa sono eccessivi e i risultati incerti.

Quindi, per il momento, coltivare il tartufo bianco è ancora troppo dispendioso e poco conveniente.

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