Scommetto che anche tu avresti voluto essere lì in quel momento; ogni scusa è buona per accaparrarsi un buon tartufo bianco – specialmente se gratis –, ma la questione è ben più seria: i ristoratori che hanno compiuto questo gesto lo hanno fatto per protesta, distribuendo ai passanti le scorte di tartufo bianco che in poco tempo sarebbero diventate inutilizzabili, a causa dell’entrata improvvisa delle Marche in zona arancione.

Una protesta costosa ma inevitabile

Quella dei ristoratori marchigiani (più precisamente di Acqualagna nella provincia di Pesaro e Urbino, una delle più famose e prolifiche realtà del tartufo bianco nazionale) è stata una protesta ordinata e rispettosa, specialmente verso il tuber: «Siamo una categoria che cerca di tenere alto il brand del tartufo di Acqualagna offrendo alla clientela sempre la massima qualità e riducendo al minimo gli sprechi», sostengono i partecipanti, che sabato 14 novembre si sono ritrovati davanti al municipio di Acqualagna, in piazza Mattei, regalando ai passanti circa 3 kg di tartufo bianco pregiato che, altrimenti, sarebbe stato buttato.

Nemmeno il tempo di reagire

Domenica 15 novembre le Marche entrano in zona arancione, secondo le nuove disposizioni governative anti-Covid. Le nuove restrizioni arrivano in un momento particolarmente difficile per le attività di ristorazione di Acqualagna e dintorni che, specialmente durante l’alta stagione, offrono prevalentemente specialità al tartufo, che sappiamo non essere un prodotto alimentare come tutti gli altri, per costi, deperibilità e difficoltà di raccolta.

Un giro di vite che poteva essere anticipato di qualche giorno, secondo i ristoratori dell’Osteria del Parco, dell’Osteria Braceria Specialità al Tartufo da Plinc, e del ristorante Il Tartufo di Acqualagna; con solo 2 giorni di preavviso il tartufo acquistato sarebbe stato inevitabilmente sprecato, ecco il motivo di questa protesta particolarmente onerosa.

«Non siamo contrari al decreto, in quanto rispettiamo le regole, ma discutiamo il metodo. Non possiamo accettare che soltanto venerdì ci venga comunicata la chiusura quando abbiamo già acquistato scorte di tartufi. È un disagio costosissimo, siamo nell'alta stagione del tartufo e ognuno di noi si prepara al weekend acquistando 2 chili di tartufo a testa. I nostri ristoranti fanno doppi turni a pranzo. Abbiamo acquistato prodotti freschi di cui per il weekend interrotto non sappiamo più cosa farci. Piuttosto che buttarli abbiamo deciso di regalarli.»

Fonti: Ansa, Cronache Marche, Il Resto del Carlino, Corriere Adriatico.

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